Parks and natural reserves
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LA RISERVA
Estensione: 15.900 ettari
Sede: Circonvallazione Ostiense, 191 – 00154 Roma
Telefono: 06 67105483
Sito web: www.riservalitoraleromano.it
Accessi: Macchiagrande di Ponte Galeria: Via di Castel di Guido, Oasi WWF di Macchiagrande: Via di Castellammare, angolo Via della Veneziana, Pineta di Castel Fusano: Via Cristoforo Colombo, Viale Mediterraneo, Pineta dell’Acqua Rossa: Via dell’Acqua Rossa, Pineta di Procoio: Via dei Pescatori, Via di Castel Fusano, Dune di Capocotta: Via Litoranea S.S. 601, Ficana e Monte Cugno: Casal Bernocchi, Centro Giano, Centro Habitat Mediterraneo Lipu: Via Avegno, Porto turistico di Ostia, Ansa morta di Spinaceto: Svincolo del GRA, altezza Mezzocammino
La Riserva Naturale Statale del Litorale romano, la cui gestione è affidata ai comuni di Roma e di Fiumicino, è una delle più singolari dell’intero sistema nazionale di aree protette. Misura 15.900 ettari, ripartiti quasi equamente tra i due comuni. Nel suo perimetro (oltre 140 km), dalla forma quanto mai frastagliata, vi è incluso un mosaico di ambienti naturali scampati all’urbanizzazione. Sono boschi sempreverdi, argini e foci fluviali, dune, zone umide, distese di macchia mediterranea, tratti di campagna romana di sorprendente bellezza. Molti anche i paesaggi agrari, dominati dalle linee rette di canali, collettori, idrovore delle grandi bonifiche costiere realizzate a partire dalla fine dell’Ottocento. Assieme ad essi, alcuni siti archeologici tra i più importanti d’Italia – Ostia Antica, Porti imperiali di Claudio e Traiano, Via Severiana, Villa di Plinio, Ficana e Monte Cugno, ecc. – testimoniano del passato illustre di questo tratto costiero del Lazio. Inoltre, la riserva è attraversata per oltre 22 km dal Tevere che con le sue aree golenali rappresenta la più importante emergenza naturalistica dell’area. Di interesse ambientale e ricreativo è anche la Pineta di Castel Fusano, che si estende per circa 1.100 ettari. Ed infine non si può dimenticare il fondamentale affaccio sul mare della riserva, con la spiaggia e la duna di Capocotta, nel comune di Roma, e la duna e la cinquecentesca Torre di Palidoro, nel comune di Fiumicino. Quest’area protetta è di sostanziale importanza nella rete ecologica del Comune di Roma, rappresentando il più grande corridoio ecologico della città, che, in stretta connessione con la Tenuta Presidenziale di Castel Porziano e con la Riserva di Decima-Malafede, collega, attraverso le aree golenali del Tevere e le limitrofe zone agricole, le aree centrali più urbanizzate con l’ambiente naturale della fascia litoranea (aree boscate e zone a macchia della Tenuta Presidenziale di Castel Porziano, Pinete di Castel Fusano e Acqua Rossa, sistema dunale di Castel Porziano e Capocotta).
IL TERRITORIO
Il territorio della riserva interessa praticamente tutta la fascia costiera influenzata dalla foce del Tevere, dalla marina di Palidoro (Comune di Fiumicino), a nord, alla spiaggia di Capocotta (Comune di Roma), a sud. Al suo interno sono incluse l’Azienda Agricola di Castel di Guido, a ridosso della Via Aurelia, comprendente l’area naturale di Macchiagrande di Galeria, le aree agricole delle Bonifiche di Pagliete e di Maccarese, tra via della Muratella e il mare, e le zone a macchia mediterranea, presenti a tratti lungo tutta la fascia costiera ed in particolare nell’Oasi WWF di Macchiagrande (Zona Speciale di Conservazione della Rete Natura 2000) e nel Centro Habitat Mediterraneo della Lipu alle spalle del Porto turistico di Ostia. Inoltre, la Riserva è caratterizzata dalla fascia fluviale del tratto terminale del fiume Tevere che, dalla Magliana Vecchia, all’altezza del GRA (Ansa morta di Spinaceto), costeggiando la Via del Mare, da un lato, e la Via Portuense, dall’altro, arriva fino al mare, dividendosi, all’altezza dell’Isola Sacra, in due rami, il Canale di Fiumicino e il Porto-Canale di Fiumara Grande. Altre aree di elevato interesse naturalistico sono i Tumuleti di Bocca di Leone, la Foce dell’Arrone, le Vasche di Maccarese, la Pineta di Coccia di Morto, la Tenuta di Procoio e la Pineta di Castel Fusano. Nella riserva la vegetazione arborea dominante è costituita principalmente dai pini domestici e dai lecci, ma non mancano caratteristici gruppi di pino marittimo che profumano di resina l’aria e grandi farnie, di cui alcune vecchie di secoli, nelle zone più umide. In queste ultime, assieme alle farnie, troviamo anche i pioppi (bianco, nero e tremulo) e gli ornielli. Molto diffuso è pure l’olmo campestre, che raramente raggiunge grandi altezze. Buona parte dell’area è occupata da una macchia alta a fillirea e lentisco, che costituiscono le essenze più diffuse, accompagnate da un buon numero di mirti, cisti femmina e rossi, tante ginestre, stracciabraghe, corbezzoli e moltissime eriche. Più rari e localizzati sono il ginepro coccolone e il ginepro fenicio; mentre poche e concentrate verso il mare sono le tamerici. Il sottobosco delle leccete è caratterizzato dall’abbondanza di pungitopo e ciclamini primaverili dalle coloratissime fioriture rosa, nonché da quella dell’alloro, dell’edera e dell’alaterno. Presenti, inoltre, la berretta del prete, alcune piante di prugnolo, biancospino e melo selvatico, che con i loro fiori bianchi ingentiliscono il limitare del bosco nel periodo primaverile. Tra la vegetazione igrofila non arborea si rilevano carici, cannucce di palude e tife. Il tratto più meridionale della riserva, le dune di Capocotta, conservano residui piuttosto consistenti della vegetazione mediterranea tipica di queste formazioni (Agropyretum, Ammophiletum, Crucianelletum). Tutta questa fascia dunale rientra all’interno di un Sito di Importanza Comunitario (SIC) e di una Zona di Protezione Speciale (ZPS) della Rete Natura 2000. La fauna del Parco è ricca e varia, sia per quanto riguarda i mammiferi sia gli uccelli, i rettili e gli anfibi. Molte sono le volpi che attraversano furtive la macchia a caccia di piccoli roditori o conigli selvatici e a fargli concorrenza troviamo la faina e la donnola. La martora invece preferisce cacciare tra le fronde degli alberi i colombacci addormentati o i ratti neri di cui saccheggia spesso i nidi. A terra conduce vita tranquilla il riccio, che con la talpa è il più grosso mammifero insettivoro dell’area. Oltre a loro sono presenti diverse specie di micromammiferi, tra cui il minuscolo mustiolo, lungo solo un paio di centimetri e considerato il più piccolo mammifero d’Europa. Nelle zone maggiormente tranquille si può incontrare il tasso, dal corpo tozzo e il muso a strie bianche e nere. Di dimensioni simili, ma con un carattere molto più timido è l’istrice, più diffuso, la cui presenza è spesso rivelata dai tipici aculei bianchi e neri che si rinvengono a terra. Tra gli ungulati sono presenti il cinghiale, molto abbondante, e il capriolo, più raro e sporadico. I numerosi uccelli che frequentano la riserva sono sicuramente più facili da osservare rispetto agli affascinanti ma timidi mammiferi. Nei boschi sono frequenti gli incontri con la ghiandaia, il picchio rosso maggiore, il picchio verde e il rampichino. Più rari e localizzati sono invece il picchio rosso minore e il picchio muratore, sempre alla ricerca su e giù per i tronchi di insetti e loro larve. Nella macchia possiamo sentire l’occhiocotto, la sterpazzolina, la capinera e il piccolo scricciolo dal canto potentissimo. Nel periodo estivo frequentano la riserva anche i colorati gruccioni, l’upupa dalla cresta appariscente e la ghiandaia marina dai colori iridescenti. Lungo le sponde dei canali e dei fossi che solcano la riserva, tra le canne, si può udire la cannaiola oppure osservare la bianca garzetta e l’airone cenerino; non mancano il martin pescatore, la gallinella d’acqua e, occasionalmente, il cavaliere d’Italia. Nel buio della notte, infine, si può ascoltare un richiamo flautato: è quello dell’allocco, che si sposta dal suo posatoio diurno per recarsi a caccia di topi, arvicole e ratti. Tra i rettili troviamo il saettone, il cervone e la natrice dal collare. Sono inoltre presenti, molto localizzati, esemplari di vipera comune. Comuni sono, invece, sia la lucertola muraiola che la lucertola campestre e il coloratissimo ramarro. Rarissima la testuggine di Hermann. Tra gli anfibi ricordiamo il rospo comune e lo smeraldino, nonché il tritone punteggiato e la rara ed endemica salamandrina dagli occhiali.
LA VISITA
Tra i tantissimi percorsi possibili all’interno della riserva, ne suggeriamo uno tra quelli meno frequentati, ma sicuramente tra i più interessanti: la Foce dell’Arrone. Per arrivarci si percorre la Via Aurelia fino all’uscita per Fregene; quindi, si seguono le indicazioni per Maccarese-Fregene. Superato il castello di Maccarese si segue la via principale (Viale Maria) che dopo una curva a sinistra attraversa i campi: dopo circa 2 km, si devia a sinistra per Via Praia a Mare (indicazione Lido di Maccarese). Alla fine del rettilineo si parcheggia, presso la spiaggia, cui si accede sulla sinistra per un passaggio tra due recinzioni.
L’Arrone, dopo il Tevere, è uno dei principali fiumi che interessano il territorio della riserva. Emissario del lago di Bracciano, dopo un percorso di circa 40 km – che tocca tra l’altro la suggestiva città morta di Galeria, tutelata come monumento naturale – sfocia nei pressi di Fregene dopo aver raccolto le acque di alcuni affluenti e attraversato il territorio di Maccarese.
La sua foce conserva ancora un certo grado di naturalità e cambia aspetto di anno in anno, a seconda dell’intensità delle mareggiate e delle piene. Un cordone di dune, grazie all’accumulo dei detriti sabbiosi trasportati dal fiume, divide infatti l’ambiente marino da quello fluviale. In periodi caratterizzati da forti piogge il livello di salinità dell’acqua si abbassa, consentendo la germinazione di piante d’acqua dolce come il giaggiolo acquatico e la tifa. Sulla spiaggia la presenza più significativa dal punto di vista naturalistico è forse quella del fratino, da considerare una tra le presenze avifaunistiche più interessanti della fascia costiera laziale, che qui è segnalato come nidificante. Abbastanza frequenti anche le osservazioni di voltapietre, corriere piccolo e piovanello pancianera.
DUE CURIOSITA’
La garzetta
La garzetta (Egretta garzetta) è un ardeide lungo fio a 55 cm, con un portamento elegante, inconfondibile per il suo piumaggio completamente bianco. Durante il periodo riproduttivo sviluppa dietro il capo due lunghe penne filiformi ben evidenti e, sul dorso e alla base del collo, vaporose penne ornamentali. Caratteristico è il modo in cui caccia: rimane fermo appostato ai bordi dei corsi o degli specchi d’acqua, cogliendo poi di sorpresa la preda; ha anche l’abitudine di cacciare i piccoli pesciolini nell’acqua bassa inseguendoli a lunghe falcate. Un suo altro curioso espediente di caccia è quello di eliminare i riflessi sulla superficie dell’acqua facendo ombra con le ali tenute aperte, per vedere meglio le prede.
Il Leccio
Il leccio (Quercus ilex) è la quercia sempreverde che spesso domina i boschi della fascia costiera laziale e di buona parte dei litorali mediterranei. Può raggiungere un’altezza di circa 20 metri e presenta una densa chioma di colore verde scuro. Le ghiande, lunghe 2-3 cm, hanno forma ovoidale e sono ricoperte da una cupola sferica con squame brevi, chiare e appressate. L’adattamento caratteristico di questa specie è la produzione di sclerotina, una sostanza proteica che genera l’ispessimento delle cellule vegetali, così da mantenere un fogliame persistente e coriaceo, capace di impedire ai raggi solari di provocare un’eccessiva traspirazione. Anche il colore scuro, la cerosità e la riduzione della grandezza delle foglie sono ulteriori adattamenti che consentono al leccio di occupare territori della macchia mediterranea, difficili da un punto di vista ecologico, non ultimo la scarsezza di acqua e la presenza di brezze saline provenienti dal mare.